In occasione del rapporto annuale delle crisi dimenticate, il Nuovo Teatro Nuovo di Napoli è diventato, per un’indimenticabile sera, quella di domenica 29 marzo, la ribalta delle nostre coscienze, coscienze che, impietrite, guardano silenti dalla distanza siderale del nostro apparente benessere la devastante e dimenticata miseria che semina terrore e morte in tante parti del mondo.
Un esempio di intelligente e sincero lavoro sinergico tra scena e vita, nel senso più vero e verificabile del termine: la vita irrompe sulla scena nella prima parte della serata, allorchè Francesco Romanetti, capo redattore esteri del “Mattino” di Napoli, e l’opeartrice umanitaria di MSF, Alessandra Tramontano, si rivolgono al pubblico affrontando non solo il problema delle crisi umanitarie che attualmente devastano la nostra terra ed intere popolazioni nell’ignominoso silenzio dei media, ma anche le problematiche connesse alle specifiche responsabilità degli organi di informazione che, troppo spesso, focalizzano strumentalmente la loro attenzione su notizie di futilissimo gossip, trascurando in maniera vergognosa conflitti di una gravità inimmaginabile, guerre che, a poche ore di volo da noi, risemantizzano in maniera sinistra ed inquietante il senso stesso della parola vita.
E così, mentre occidentali pastori di anime dall’accento inconfondibilmente tedesco, si concedono il lusso di esporre le loro corbellerie pseudodottrinarie con l’irresponsabilità imperdonabile di chi, in nome di un malinteso rigore di fede, si rende luciferino complice degli immensi genocidi frutto delle pandemie da HIV, c’è chi, armato della fede vera, quella che brilla adiamantina in nome di ogni Dio e in nome di ogni uomo, mette le proprie competenze mediche, e non solo quelle, al servizio dei più deboli, delle vittime che soffrono in silenzio ed in un cantuccio senza luce della terra attendono un sorriso che riscaldi, una mano che offra aiuto, un sostegno che dia all’uomo, seppur sfinito e in fin di vita, la dignità che spetta all’individuo, al di là di qualsiasi differenza di etnia, religione ed ideologia politica.
Allora, per combattere il silenzio coatto imposto alle crisi umanitarie dalle grandi agenzie monopoliste dell’ informazione internazionale, agenzie a cui, purtroppo, tutte le nostre testate sono costrette a fare riferimento, MSF ha lanciato, tramite la spigliata ed intelligente Alessandra Tramontano, la campagna ADOTTA UNA CRISI DIMENTICATA, una campagna funzionale a coinvolgere quotidiani, periodici, radio, televisioni e testate on-line in un’azione puntualmente volta a dare spazio e voce ad una delle dieci crisi umanitarie che sono risultate essere tra le più ignorate dai media di tutto il mondo.
Nella seconda parte della serata, poi, la scena irrompe nella vita e sale sul palco Peppe Barra con i suoi musicisti per dar vita ad un piccolo recital dedicato all’insostituibile azione dei Medici Senza Frontiere; Peppe Barra legge alcune lettere scritte dagli operatori di MSF, sono racconti tremedi, struggenti, ci veicolano in una realtà che è ben oltre la soglia che noi potremmo anche solo lontanamente intuire, e tra una lettura e l’altra, Peppe Barra canta e un po’ stempera il dramma, ma chi conosce Peppe e la sua arte coglie nel tremolìo della sua voce fratta, nella strana iridescenza che lucida i suoi occhi, nella pausa che, come un graffio, divide la lettura, il profondo e sentito coinvolgimento emotivo del suo cuore: cuore d’artista che aduna i nostri cuori e parla come sa della speranza, della vita e della pervicace volontà di far testimonianza.
Teatro